Il limite finale
Chiedo al mio Signore di aiutarmi ad
essere giusto e di essere un sostenitore della giustizia. Questo è quanto chiede il
Signore dal tempo del primo uomo, Adamo (a.S.), fino ai nostri giorni e che chiederà fino all'Ultimo Giorno. Chi si alza per
difendere la giustizia è detto "Haqqâni" (Veridico) e questo titolo è
la base essenziale per raggiungere ogni rango di onore alla Presenza Divina.
"Il giorno in cui
la verità beneficerà i veridici."
Non significa nulla se in questa vita siamo conosciuti
come musulmani, cristiani, ebrei o buddhisti, ma Allah si preoccuperà di stabilire se ci
siamo meritati il titolo di Haqqâni. Coloro che sono stati Haqqâni in
questa vita verranno trasformati in modo tale che le loro stesse essenze adotteranno
Attributi Divini, così che diventeranno "Rabbâni" o essenze che
appartengono all'Intimità Divina. A riguardo di questa gente Allah dice:
"O miei servitori, obbeditemi e Io vi
renderò Rabbâni così che potrete dire ad una cosa "Sia!" e quella
sarà." Hadîth Qudsi
Quando uno raggiunge il livello di Rabbâni,
Allah lo riveste dei Suoi Attributi e lo rende Suo Rappresentante. Poi gli concede una
volontà che non è quella personale, ma la Sua. La via per raggiungere il maqãm (la
stazione) di "Rabbâni" passa attraverso la stazione di "Haqqâni"
e chi intende sinceramente essere "Veridico" riceverà da Lui la direzione.
Qual è la natura della stazione di "Rabbâni"?
Per coloro i quali risiedono in quella stazione l'oceano appare loro come una pozzanghera
e il mondo intero come una briciola nelle loro mani. Abdul Wahhâb ash-Sharâni (Q.s.), grande sufi egiziano, disse che alcuni uomini di
Dio vedono il mondo come una candela, altri come un atomo. Ad un uomo di Dio verrà prima
mostrata la natura dell'universo e quella di tutte le sue creature, poi conoscerà a
riguardo del suo Signore, l'Onnipotente. Per questo, nella notte del Volo Celeste al
Profeta Muhâmmad (S.a.s.) fu mostrato
l'intero universo e solo successivamente fu invitato a lasciarlo e ad entrare nei reami
della Verità Assoluta. Lasciò ogni cosa, incluso il suo stesso ego, ed entrò alla
Presenza Divina, ma solo dopo che gli fu mostrata ogni cosa di questo mondo entrò negli
Oceani dell'Unità.
Entrò negli Oceani dell'Unità ma gli fu ordinato di
ritornare al mondo per invitare tutte le Nazioni a seguirlo nella Presenza Divina. Coloro
che prestano attenzione alla sua chiamata ed ascendono i sette cieli appartengono a due
gruppi distinti.
Il primo gruppo è quello di coloro che
potenzialmente possono raggiungere la stazione di Jibraîl (l'Arcangelo Gabriele a.s.).
Jibraîl condusse il Profeta Muhâmmad (S.a.s.) nella sua ascensione, poi ad un certo punto si fermò, per paura di essere
annichilato nel Divino. Quella è la stazione più alta che si possa raggiungere con la
mente.
Il secondo gruppo è quello di coloro che sono
preparati a sacrificare tutto, pure se stessi, per raggiungere gli Oceani dell'Unità. La
loro Stazione è quella di Unità Assoluta (Ahadiyya), mentre la Stazione di coloro
che sono incapaci di liberarsi dal giogo della mente, delle forme e della relatività è
la Stazione di Jibraîl (a.S.), la stazione
della consapevolezza dell'Unità, Wahadiyya. La Stazione di Wahadiyya è
negli Oceani dell'Unità, ma è una "sotto-stazione". E' comunque il limite più
elevato raggiungibile dai ricercatori, oltrepassabile solo dagli eletti.
La via per la stazione di Unità Assoluta, Ahadiyya,
è quella di totale rinuncia interiore a qualsiasi speranza di essere qualcosa. Alcuni dei
nostri fratelli mi hanno chiesto di aprire loro le porte dell'Attrazione Divina, Jâdhbah.
E' un tipo di potere, ma dispensare potere non è il mio lavoro, che è invece quello di
portalo via, così che uno possa essere a mani vuote e così candidarsi alla stazione di
Unità Assoluta.
Se una persona impreparata dovesse ricevere poteri
spirituali potrebbe solo causare rovina e distruzione, per sé e per gli altri. Un bambino
può ammirare gli alti cavalli che montano i poliziotti, ma se dovesse salirvi sopra
pensate che sarebbe capace di controllarlo? A volte un padre può mettere il suo bambino
sulle ginocchia mentre guida in una strada tranquilla e può lasciargli girare il volante,
ma pensate che lo stia realmente lasciando guidare?
Solo a chi ha soggiogato il suo ego può venir dato
del potere. Un razzo non viene lanciato fino a che tutti i suoi sistemi non sono stati
controllati più e più volte e il lancio di ogni singola anima verso la sua destinazione
celeste è molto più importante del lancio di un missile, per cui non immaginatevi che i
Grandshaykh (Q.s.) diano facilmente del
potere ai loro murîd.
Una volta Ubaydullâh
al-Ahrâr (Q.s.) chiamò uno dei suoi
discepoli e disse: "O Abdullâh, scala quella montagna e aspettami là, io arriverò
dopo di te." Il murîd scalò la montagna ed iniziò ad aspettare. La mattina
passò, poi il pomeriggio. Il sole tramontò ma dello Shaykh nessun segno. Il giorno
seguente il dervîsh aspettò pazientemente, ma ancora lo Shaykh non venne. Ma il
suo ordine era chiaro, così aspettò: una settimana, un mese, un anno, cinque anni, sette
anni. Sopravvisse su quella montagna come potrebbe sopravvivere un animale selvatico.
D'estate si cibava di bacche e d'inverno della corteccia degli alberi. Quando pregava gli
uccelli si posavano sulle sue spalle e di notte mentre recitava il suo dhîkr gli
animali si riunivano in cerchio intorno a lui. Così aspettò per sette anni, senza alcuna
notizia del suo Grandshaykh (Q.s.). Ma il
Grandshaykh aveva ricevuto l'ordine di mandare quel murîd sulla montagna dal
Profeta Muhâmmad (S.a.s.) e stava
aspettando l'ordine di andarlo a prendere. Quando l'ordine arrivò lo Shaykh salì in un
batter d'occhio alla tana del murîd e gli disse: "Figlio mio, perché mi hai
aspettato qui così a lungo? Ti avevo detto che sarei venuto, così quando non mi hai
visto arrivare, perché non sei venuto a vedere cosa mi fosse successo? Potevo essere
morto, o essermi fatto del male o essermi perso sulla montagna: perché non mi hai
cercato?" Il murîd rispose: "O mio Maestro, mi era stato ordinato di
aspettarti, non di cercarti. Tu mi hai ordinato di aspettarti vino al tuo arrivo e, come
dice il detto: "Qualunque cosa prometta una persona nobile, la manterrà" così,
cosa posso dire di te, o più nobile fra gli uomini! E' possibile che tu prometta una cosa
e manchi alla tua promessa? Ti avrei aspettato qui anche fino all'Ultimo Giorno. Un cane
ti avrebbe aspettato se tu glielo avessi detto, come potrei essere meno leale ed
ubbidiente? Inoltre non è stato troppo difficile aspettarti, sei venuto prima che
morissi, avresti potuto anche lasciarmi fino a quel tempo. Avevo fiducia della tua parola,
non dei giudizi della mia mente, perché so che tu hai cura di me." Il murîd
aveva capito che il suo Shaykh non lo stava realmente sgridando per essere rimasto lì, ma
lo stava esaminando ripetendogli gli stessi argomenti e le stesse obiezioni che il suo ego
gli aveva presentato quando lo Shaykh non si era fatto vedere al momento dovuto.
Quel discepolo aveva raggiunto lo stesso livello di
fiducia nel suo Shaykh e, tramite il suo Shaykh, nel Profeta (S.a.s.) e quindi in Allah che aveva raggiunto Abramo (a.S.) in quanto a fiducia in Allah (tawâkkul). Quando Abramo (a.S.) fu gettato nel fuoco da Nimrod, l'Arcangelo
Gabriele (a.S.) venne e gli chiese:
"Hai bisogno di aiuto?" Abramo (a.S.) rispose: "Ho bisogno dell'aiuto del mio Signore, non del tuo."
Gabriele (a.S.) disse: "Allora chiedi
aiuto al tuo Signore." "Non è necessario chiedere, perché Lui mi vede, sa bene
dove mi trovo e ciò di cui ho bisogno."
Quel murîd era esattamente su quel livello
di fiducia nel suo Shaykh. Sapeva che il suo Grandshaykh non è un cieco e che quindi era
perfettamente consapevole della sua situazione. per questo rispose alle domande del suo
Shaykh dicendo: "O mio Shaykh, senza alcun dubbio mi stai tenendo all'interno della
portata della tua visione spirituale, perché dovrei allora servirmi della mia mente e
della mia volontà quando ti ho dato le redini della mia volontà con piena fiducia che tu
mi guiderai fino al compiacimento del mio Signore. Sono nelle tue mani come il morto è
nelle mani di chi lo lava prima della sepoltura."
A quel punto apparve uno stormo di colombe
selvatiche che erano di scorta ad un grande uccello verde, un uccello che appare ai murîd
che hanno completato con successo il loro ritiro. Questo è il segno che il murîd
è pronto per essere scortato alla presenza del Profeta Muhâmmad (S.a.s.) e dei Grandshaykh della sua assemblea. Il Profeta (S.a.s.) ordinò a Ubaidullâh (Q.s.):
"Ora sono testimone che il tuo murîd ha sottomesso completamente il suo ego,
puoi dargli i suoi poteri."
I poteri che si ricevono a questo punto sono sei:
1) Haqîqat ul-Jâdhbah (il segreto
dell'attrazione)
2) Haqîqat ul-Fayd (il segreto
dell'emanazione)
3) Haqîqat ut-Tawâssul (il segreto
del collegamento)
4) Haqîqat ut-Tawâjjuh (il segreto
dell'orientazione)
5) Haqîqat ul-Irshãd (il segreto
della guida)
6) Haqîqat ut-Tayy
(il segreto del ripiegamento dello spazio).
Nessun potere viene dato fino a che il Profeta (S.a.s.) non appare al Grandshaykh e prende su di sé la
responsabilità del murîd e, in quel momento, vengono spalancate le chiuse.
Nella nostra via non abbiamo mai la pretesa di dire
che sappiamo qualcosa o che siamo qualcuno, perché la dissoluzione negli Oceani
dell'Unità richiede l'abbandono di ogni presunzione. La maggior parte della gente al
contrario spreca la propria energia vitale in futili tentativi di raggiungere qualche cosa
da afferrare con le proprie mani e, quando aprono le mani e vedono ciò che hanno,
comprendono che in realtà non hanno nulla e, se mai vi trovano qualcosa, questo vola via
appena le mani si aprono. Anche i ricercatori della Verità a volte tentano una
"presa" cercando di raggiungere una stazione spirituale per la soddisfazione del
proprio ego. In questo caso il ricercatore non ha completamente rinunciato
all'autocompiacimento, ma, in accordo con il suo livello, potrà comunque raggiungere il
bene in questa vita ed in quella futura, ma non la stazione più alta, la stazione di Ahadiyya.
Solo chi abbandonerà ogni desiderio di questa vita e di quella futura raggiungerà una
appagamento che nessuno può immaginare.
Un discepolo diviene idoneo a ricevere questi poteri
quando si libera dalla tirannia del proprio ego. quando gli vengono concessi diventa un
uomo libero, per sempre libero dalle limitazioni del tempo e dello spazio. Il tempo e lo
spazio sono delle illusioni che ora ci legano. Quando saremo liberi essi saranno al nostro
comando.
Il potere di attrazione (jâdhbah) è
il potere che rese possibile al santo consigliere di Salomone (a.S.) di portare il trono della regina di Saba dallo Yemen a Gerusalemme in meno di
un batter d'occhio (Corano 27,40). Questo potere rende capaci di attirare a sé qualsiasi
cosa: gli oggetti inanimati sono i più facili da attirare, gli uomini i più difficili.
Il potere di emanazione (fayd) è il
potere di essere il mezzo per il trasferimento dell'esperienza della Presenza Divina al murîd.
E' quella luce onni-pervadente che fa straboccare il recipiente: il Profeta (S.a.s.) è il recipiente in cui questi favori Divini
vengono riversati e, poiché questi sono senza limiti, fluiscono dal suo cuore al cuore
dei Santi e dal loro a quello dei murîd.
Il potere di collegamento (tawâssul)
è la capacità di ricollegarsi in ogni momento alla catena di trasmissione dei poteri
e dei favori Divini. Per i Santi è la conoscenza intima delle realtà (haqaîq) del
Profeta (S.a.s.) e di quella catena di Shuyûkh
che conducono a lui. Per coloro che sono degli aspiranti a quelle stazioni è
l'invocazione giornaliera dei nomi dei Grandshaykh (Q.s.) che conducono su fino al Profeta Muhâmmad (S.a.s.). Nel nostro tempo, il tempo che precede la venuta di Imãm al-Mâhdi (a.S.), tanta gente avrà accesso a questo potere come
mai prima d'ora.
Il potere dell'orientazione: (tawâjjuh)
con questo potere lo Shaykh rivolge il suo cuore verso quello del murîd per
poter rivolgere così i loro cuori verso la loro destinazione. Se uno Shaykh non è
capace di fare questo, allora è senza significato chiamarlo con questo titolo. Il primo
passo è quello di far rivolgere il cuore del murîd verso il suo, dopo di che
sarà possibile farlo rivolgere più in su.
Il potere della guida (irshâd) è
il potere di guidare uno lungo il suo cammino fino alla sua destinazione una volta che sia
stato diretto verso quella direzione tramite il potere dell'allineamento. Per esempio,
arrivare all'aeroporto di Heathrow non è sufficiente, dovete essere portati o vi deve
essere spiegato come arrivare alla vostra specifica destinazione a Londra. Per cui essere
girati verso la giusta direzione è solamente il primo passo: la porta del labirinto, ma
dovete essere guidati attraverso di esso fino all'uscita.
Il potere del ripiegamento dello spazio (tayy)
è il potere di viaggiare dove si vuole in qualsiasi luogo dell'universo senza realmente
percorrerne la distanza, ma piuttosto "arrotolandola" come una pergamena. Questo
è possibile solo per coloro che hanno sottomesso completamente il loro corpo fisico.
Attualmente le nostre anime sono ingabbiate nei nostri corpi fisici. Il segreto di questo
potere è che, portando il corpo fisico sotto controllo questo diventa ingabbiato nel
nostro corpo spirituale e i movimenti del corpo spirituale non sono impacciati come quelli
del corpo fisico. Cos'è la velocità di un asino in confronto a quella della luce? La
velocità della luce è come quella di un asino in confronto a quella del corpo
spirituale.
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